il senso, il perimetro, le regole del gioco

 

 

[mettetevi comodi, che è lunghetto: quasi 30.000 battute. i trenta numerini ai ‘paragrafi’ dovrebbero aiutare. comunque, io vi ho avvertiti.]

 

 

1. LA MALATTIA della repubblica italiana è talmente grave, ed è da così tanto che è malata, che si è ammalata anche la sinistra – invece di esserne la cura.

ciò che si tenta qui è la somministrazione della medicina all’una, e di conseguenza all’altra.

 

 

DIAGNOSI

 

(in sintesi, che chi mi legge già ne sa quanto e più di me.)

la finestra si sta chiudendo. la finestra politica, intendo.

mettiamo insieme l’assoluzione di berlusconi, l’accelerazione del processo di riforme istituzionali e costituzionali, il consolidamento della posizione di renzi – una posizione triplice: padrone del pd e del centrosinistra, padrone della scena politica, padrone dell’immaginario collettivo -, la subalternità sostanziale (al netto dei tatticismi buoni per la mera sopravvivenza di un’identità distinta) dell’opposizione tanto grillina quanto vendoliana, l’impossibilità di fatto (nota dolente per alcuni compagni, e invece risultato pervicacemente conseguito da altre parti in causa) per il progetto ‘l’altra europa’ di diventare altro da un semplice spazio politico – specie di ‘pensatoio’ dei progressisti -, l’involontaria afasia (almeno, per quanto arrivi al ‘grande pubblico’) delle strutture politiche organizzate della sinistra – prc, pdci… – alle prese con nodi interni irrisolti, la normalizzazione del movimento sindacale ‘ufficiale’ a guida camusso (con buona pace dei tentativi di landini di ‘tirarlo a sinistra’), la messa nell’angolo dell’antagonismo (indagini, sgomberi, criminalizzazioni, irrilevanza oggettiva) e la prova provata che anche l’ultimo bellissimo mito della nostra gente (il trionfo referendario del 2011, coi 27.000.000 di cittadini schierati contro i ‘poteri forti’ grazie a una mobilitazione ‘per temi’ e un’organizzazione ‘fluida’) è appunto un mito irripetibile – stante l’esiguo risultato della raccolta firme per le delibere di iniziativa popolare a roma, poco più di 30.000, cioè poco più dell’1.5% della popolazione cittadina adulta, cioè circa la metà dei voti presi a roma dalla lista tsipras solo il 25 maggio in un bacino affine o ‘sovrapponibile’ (il che riconferma la ‘falsa partenza’ di quel progetto nonostante i tre europarlamentari eletti), e con tutto il grande e protratto impegno di una quantità di collettivi, associazioni e singoli compagni coinvolti.

2. mettiamo insieme tutto questo – e mettiamolo soprattutto insieme all’inesorabile affermazione di tutti i parametri concreti che denotano la persistenza, ancora e sempre, di una crisi economica di cui la gente comune non intravede la fine – ed ecco, credo, illustrato il senso di quella finestra politica che si chiude. la finestra attraverso la quale noi tutte e tutti, credo, pensavamo di poter passare per costruire un’uscita da sinistra alla crisi di occupazione, di reddito, di consumi, di servizi, di qualità della vita e dei suoi ‘luoghi’, di prospettive per il futuro delle persone, la più grave di sempre almeno in italia. e pensavamo di poterla attraversare in modo ragionevolmente ‘rapido’ – motivo per cui abbiamo finora sempre accettato, chi più di buon grado chi meno, di ‘rincorrere le scadenze’ (elettorali, vertenziali) e di ‘salire su qualunque treno’ (ritenendolo l’ultimo buono) in compagnia di chiunque e comunque guidato, e perfino non-guidato, pur di non restare inerti.

3. ma non è così, ora penso sia chiaro. la ristrutturazione della società – quella che chiamiamo variamente ‘guerra di classe verso il basso’, ‘austerity’, ‘sintomi di svolta autoritaria’, ‘neoliberismo’, ‘turbocapitalismo’ eccetera – ha i tempi lunghi delle cose ampie e profonde. e dunque anche la risposta attiva da parte di chi la ristrutturazione subisce e subirà, mettiamoci in testa che richiede tempi lunghi. alla sinistra in italia spetta una guerra di posizione, non di movimento.

4. e allora ‘posizioniamoci’ meglio possibile. anche perché, perdurando – o peggiorando – la crisi e perdurando l’incapacità intrinseca del governo nazionale (e di quello ‘transnazionale’ – leggi: bce, ttip, fmi – che conta anche di più) di risolverla coi pannicelli caldi o le mere promesse, senza rimettere in discussione il sistema in sé (il dogma della privatizzazione e della precarizzazione, diciamo), c’è il rischio concretissimo che l’insofferenza popolare montante venga indirizzata verso proposte e soggetti schiettamente di destra dura e pura. e rispetto a ciò, l’unico argine possibile sarà – come spesso è avvenuto nella storia – l’esistenza, l’efficacia, la visibilità, la solidità di una proposta politica di sinistra e di una soggettività che la incarni: un fronte, intanto di difesa dall’autoritarismo e dal populismo, e poi di contrattacco per le rivendicazioni economiche, sociali, politiche, di civiltà. in tre parole: pace, lavoro, democrazia – da cui il ‘brand’, ci torno dopo e poi alla fine.

posizioniamoci senza fretta – ripeto. però cominciando – ma sul serio.

questo, a mio modestissimo avviso, il quadro clinico.

 

 

TERAPIA

 

5. ora io sto facendo un giro di orientamento – questa paginetta ne fa parte, ovviamente – per trovare chi vuole giocare insieme a me. l’obiettivo del gioco è coagulare un soggetto politico strutturato, radicale di ispirazione e popolare come ambizione: la sinistra che serve – in italia.

6. “è arrivato!”, si dirà. “come se non ci fosse già chi ci pensa e ci prova, a costruire disostruire progettare rifondare la sinistra che serve in italia!” giusto, sacrosanto – e chi ci sta pensando e ci sta provando ha sicuramente sia capacità di lettura sia talento di comunicazione sia possibilità di mobilitazione assai più di me. “e allora accodati a loro, anziché fare sempre il cane sciolto!”, si dirà.

e però, accodarmi dove? le tre ‘code’ che mi si muovono davanti agli occhi – parlo solo di ciò che sento affine politicamente, ideologicamente, esistenzialmente (il resto, per favore, non proponetemelo neppure) – direi che non vanno nella direzione giusta, almeno secondo la ‘diagnosi’. oppure non ‘vanno’ affatto.

7. la prima è il progetto ‘l’altra europa‘, su cui pure ho confidato tanto e speso ciò che potevo, il quale ha scelto e conferma di scegliere (nonostante i desideri contrari di compagne e compagni ancora al suo interno, più ‘pazienti’ di me) di non diventare un soggetto politico strutturato, di non darsi un perimetro, uno statuto, una metodica democratica, di non diventare a breve – e chissà fino a quando – altro che uno ‘spazio’ di confronto e sensibilizzazione, ciò in omaggio a un’idea – per me perniciosa, se spinta a questo eccesso paralizzante – di fluidità e inclusività, orizzontalismo e assemblearismo, che si ribalta in una pratica esattamente contraria: di rigidezza, di diffidenza, di dirigismo, di autoreferenzialità – e che rischia davvero di vanificare il lavoro svolto e la sintonia raggiunta nei comitati territoriali nati in campagna elettorale. riusciranno i buoni compagni a spuntarla, a cambiare questa natura (un po’ perversa, tra l’altro perché già vista e rivista) del progetto ‘l’altra europa’ prima della prossima glaciazione? glielo auguro con stima e affetto – ma hanno avversari temibili e determinatissimi. 8. la seconda realtà a me affine tanto che mi ci potrei accodare – anziché stare sempre a ‘rompere’ – è ‘papale-papale’ rifondazione comunista: un’organizzazione strutturata, vivaddìo, piena di comunisti come me, un perimetro, uno statuto, una metodica democratica, una ‘linea’ (contendibile), cioè un soggetto e non un mero spazio politico, con una visione del mondo e una mission (almeno teorica, poi bisogna vedere le risorse disponibili) nei rapporti di forza socioeconomici nazionali che abbraccio senz’altro. è radicale? insomma, qua e là ‘costretta’ a governare col centrosinistra. è popolare? se l’1% e spicci alle elezioni (secondo i flussi ‘scorporati’) e qualche decina di migliaia di iscritti (in calo) vuol dire ‘popolare’… ma non è tanto questo, bensì è che rifondazione (in cui – va detto – stanno rientrando bravi compagni e compagne dal pdci, ormai quasi imbarazzante, proprio nell’ottica dell’agognata ‘unità dei comunisti’) non è in grado di guidare – e sa di non esserlo – la costituzione di quel fronte largo, plurale ma coeso, di una sinistra alternativa al potere che ‘ha chiuso la finestra’: non vedo insomma come possa, rifondazione, far nascere in italia una cosa come syriza o come izquierda unida (sempre prima della prossima glaciazione) visto che è tuttora debilitata da tossine al proprio interno da ben prima del suo ultimo congresso, che è abbastanza impantanata nel progetto ‘l’altra europa’ con tutte le resistenze che ho detto e che è praticamente sconosciuta a decine di milioni di cittadine e cittadini italiani, anche se si dà da fare nei conflitti sociali e nelle prese di posizione internazionali con la buona volontà e la creatività dei suoi militanti e dirigenti che conosco e apprezzo davvero. e siccome è proprio a syriza e a izquierda unida che io penso… ma loro là ci hanno messo anni di lavoro politico e sociale – si dirà – per arrivare all’oggi. tanto più – dico – cominciamo! 9. terza e ultima ‘coda’ buona per me: l’attivismo ‘per temi’, nel quale agiscono bei compagni e cittadini tanto disinteressatamente e a volte pure efficacemente, da abbracciarseli tutti quanti sono! le occupazioni, le ‘liberazioni’, le manifestazioni per i diritti negati, le elaborazioni per quelli nuovi, i centri sociali, le reti di reti, i forum, il bene-comunardismo, l’alter-mondismo, il solidarismo concreto… anche in questa vasta ‘partita’ sono stato accettato – pure col mio impegno intermittente – e ho giocato volentieri, ed è una partita che continua e continuerà finché ci sarà la compressione di spazi e valori sociali da parte del potere e la risposta spontanea o appena organizzata da parte dei cittadini più lucidi e attivi. solo che il ‘movimento’ – diciamo così – sconta per me due limiti e un dato di realtà, per i quali non soddisfa la richiesta ‘terapeutica’ al nostro quadro clinico: primo, non si spende nella rappresentanza (non ‘si candida’ né dà chiare indicazioni di voto), anzi ne diffida abbastanza – e però in una democrazia rappresentativa se diffidi troppo, a lungo non incidi; secondo, la sua natura ‘vertenziale’ (unita alle risorse limitate di cui dispone: i ‘movimentisti’, almeno a roma, li conosco quasi tutti – vuol dire che non sono poi molti) gli fa mettere in secondo piano la critica del sistema in sé e dei suoi attori istituzionali (infatti, a buon bisogno per una battaglia circoscritta il movimento accetta quasi qualunque alleanza: grillini, civatiani, centri sociali di destra…); infine – ripeto – la gloriosa stagione referendaria è parecchio alle nostre spalle, è evidente, e così la ‘spallata’ al neoliberismo che ci strozza non verrà per quella via (e non sarà un caso se i momenti in cui il ‘libero popolo italiano’ si è espresso vittoriosamente ‘a prescindere’ dalle organizzazioni politiche, si contano sulle dita di una mano in quasi settant’anni di storia!). quindi no, non mi accodo nemmeno qui – benché sui singoli temi potrò ancora dare una mano se serve, ma ciò non risolve il mio problema.

10. che è, lo ricordo ai pazientissimi lettori: coagulare un soggetto politico strutturato, radicale di ispirazione e popolare come ambizione – la sinistra che serve, in italia. e perché? perché – già detto – la malattia della repubblica italiana è talmente grave, ed è da così tanto che è malata, che si è ammalata anche la sinistra – invece di esserne la cura. e ciò che serve qui è la somministrazione della medicina all’una, e di conseguenza all’altra. ben sapendo che nessuno ha la ricetta sicura in tasca, e certo non ce l’ho io, che nessuna soluzione suggerita dovrebbe aver la pretesa di azzerare gli altri tentativi intrapresi e in corso, e che il tempo per arrivare all’obiettivo del gioco quanto più sarà apparentemente breve tanto più saremo arrivati all’ennesimo falso obiettivo.

senza fretta, perciò – però: cominciamo!

questo, per me, il panorama degli ‘stati fisici’ da tenere in conto e dei ‘composti chimici’ da utilizzare per definire la terapia, in base alla diagnosi. e, dato il panorama, ecco la mia proposta.

che provo a descrivere come una road map. ma al contrario: partendo dalla fine.

 

11. autunno 2015, un weekend di ottobre.

il soggetto politico strutturato, radicale di ispirazione e popolare come ambizione, celebra la sua prima assise ordinaria: il 1° congresso. il soggetto si chiama “pace lavoro democrazia”, ha il suo bel simbolo e il suo gran statuto – lo statuto era stato approvato prima, nell’assemblea costituente, il simbolo ancora prima – e in questo 1° congresso elegge organismi statutari non più provvisori e vota i documenti politici. li vota con emendamenti a un solo documento predisposto e diffuso per tempo? o li vota tra documenti alternativi? l’avrà deciso il direttivo temporaneo e comunicato in tempo utile a tutti gli iscritti a “pace lavoro democrazia”. elegge gli organismi definitivi a partire da liste contrapposte? o con integrazioni e sostituzioni da una lista preordinata? l’avrà deciso il direttivo temporaneo in base allo statuto, sempre ben pubblicizzando la sua decisione. gli iscritti a “pace lavoro democrazia”, cioè gli aventi diritto a partecipare al congresso a tutti gli effetti, possono essere iscritti anche a qualche altra organizzazione politica – partito, coalizione o altro – oppure no? [io direi di sì, ora – ma io non sono “pace lavoro democrazia”, quindi…] lo dice lo statuto. se sì, i voti in congresso sono da conteggiarsi individualmente (‘una testa un voto’) o invece per ‘appartenenze’ altre? [io direi ora ‘una testa un voto’, ma come sopra…] lo dice lo statuto. celebrato il congresso, “pace lavoro democrazia” entra a pieno titolo nella politica italiana (ed europea) con tutta la sua radicalità anti-neoliberista (e anche, almeno in parte dei suoi militanti e dirigenti, ‘anticapitalista pura’) e con tutta la sua propensione a essere popolare e ‘di massa’ (perché la sua proposta politica è chiara ed efficace, e le sue ‘guide’ sono oneste e capaci): ecco la medicina della sinistra – e, di conseguenza, della repubblica italiana. al lavoro e alla lotta, buona fortuna!

 

12. primavera 2015, un weekend di aprile.

“pace lavoro democrazia” celebra la sua prima assise, straordinaria per natura: l’assemblea costituente. ha già un simbolo, che l’assemblea costituente ratificherà. ha una proposta di statuto, che sarà discusso, emendato, approvato e ufficializzato. inoltre l’assemblea eleggerà gli organismi statutari provvisori che porteranno “pace lavoro democrazia” al 1° congresso dell’autunno, preparando i documenti necessari e prendendo le decisioni relative al suo svolgimento. tra essi organismi, il direttivo provvisorio darà corpo alla ‘linea’ politica che sarà emersa dalla stessa assemblea costituente, almeno fino al congresso. al termine dell’assemblea, i cittadini che si riconoscono nello statuto (oltre che nel nome e nel simbolo, che già erano noti), che riconoscono gli organismi provvisori eletti e che condividono la linea politica di “pace lavoro democrazia” in quanto emersa dal libero confronto assembleare e dalla sua sintesi conclusiva, allora si iscriveranno: ‘prenderanno la tessera’ di “pace lavoro democrazia”, con tutti i diritti (e i doveri) di cui allo statuto stesso. ma chi può partecipare ai lavori dell’assemblea costituente? come si svolgono in pratica? e chi li coordina, presiede, conclude? decide tutto il regolamento dell’assemblea. e chi lo ha scritto? un gruppo di lavoro apposito, costituito nel corso dell’evento fondativo del 2014. e chi ha scritto la proposta di statuto che l’assemblea discute, modifica, valida? un altro gruppo di lavoro, costituito sempre nell’evento fondativo – che poi è lo stesso gruppo che prepara sia i documenti di linea politica in discussione sia le proposte per gli organismi statuari provvisori che l’assemblea dovrà votare. infine, l’assemblea valuta l’operato svolto dagli altri due gruppi di lavoro nati con l’evento fondativo e che ora rimettono il mandato: quello sulla comunicazione (in senso lato) e quello sulle risorse materiali di “pace lavoro democrazia” (che allo scopo ha costituito un’associazione senza scopo di lucro). conclusa l’assemblea costituente, il soggetto politico strutturato radicale e popolare – la sinistra che serve – è già un pezzo avanti: con sufficiente legittimità politica e democratica si farà sentire sulla scena nazionale fino al 1° congresso.

 

13. ottobre 2014, diciamo il 18 (terzo sabato) – fra tre mesi neanche.

si tiene [a roma, direi ora] quello che i promotori definiscono ‘l’evento fondativo‘ di “pace lavoro democrazia”. è sostanzialmente a inviti, a partire da un (piccolo) gruppo di persone che hanno trascorso le settimane precedenti a chiarirsi le idee e a fare tam-tam sugli spunti offerti dalla pagina web [questa, diciamo] di un blogger della sinistra romana. di scontato c’è solo il nome del progetto, che è lo stesso del blog, e la vision sintetica dei promotori:  che la malattia della repubblica italiana è talmente grave, ed è da così tanto che è malata, che si è ammalata anche la sinistra – invece di esserne la cura -, che ciò che occorre è la somministrazione della medicina all’una, e di conseguenza all’altra, che tale medicina è la nascita un soggetto politico strutturato, radicale di ispirazione e popolare come ambizione, e che il core-business di questo soggetto potrebbe racchiudersi nel ‘mantra’ che dà il nome al blog, al progetto e al soggetto – quando sarà nato: pace, lavoro, democrazia. per il resto si discute di tutto. e dopo largo dibattito si costituiscono quattro gruppi di lavoro, ampiamente fiduciari di quanti tra i partecipanti all’evento fondativo al suo termine si dicono convinti della bontà del progetto (gli altri vanno via senza rancore): il primo gruppo scriverà il regolamento dell’assemblea costituente di “pace lavoro democrazia” che si terrà in primavera, il secondo scriverà la proposta di statuto di “pace lavoro democrazia” da discutersi in assemblea e così pure le bozze di documenti politici e di organismi statutari da porre sempre in assemblea, il terzo si occuperà della comunicazione in ogni suo aspetto (creerà il simbolo di “pace lavoro democrazia”, aprirà e gestirà il sito e tutto ciò che serve nel web, stringerà i contatti con i pezzi più o meno organizzati della sinistra, redigerà comunicati stampa, darà interviste), il quarto curerà la mai facile partita delle risorse, dei fondi, degli strumenti materiali, e costituirà per questo tanto di associazione no-profit (con sede fisica) anche per la responsabilità legale e le autorizzazioni necessarie al progetto politico nascente.

 

14. questa la road map. che, come si vede, by-passa intenzionalmente gli appuntamenti elettorali già in programma – le regionali 2015 in campania, veneto, puglia, emilia-romagna, liguria, e le amministrative in tanti comuni importanti – o le ventilate politiche anticipate d’artificio (dovesse renzi farci pure questo scherzo). e anzi, ripeto: è proprio per ‘correre appresso’ al voto ogni volta, che la sinistra radicale non si è mai data il modo di costruire se stessa come si deve. quindi lascio volentieri ad altri più sapienti e inseriti di me, le ambasce sia di decidere se e come e con quali geometrie e in quali gerarchie ‘pezzi’ o ‘puzzle’ di sinistra (prc, altra europa, sel…) si presenteranno alle prossime scadenze, sia di ‘orientare’ il mandato dei tre italiani eletti a strasburgo e bruxelles nel nome di tsipras e nel novero della sinistra europea (benedetti che sono, quella sinistra e quel greco!) – tra l’altro, con l’impossibilità per noi compagni qualsiasi di sapere esattamente chi è che decide e perché lo fa. certo voteremo e faremo votare semmai, da bravi cittadini attivi, ma nel frattempo magari battiamo un’altra strada – da costruttori: hai visto mai!

insomma: questa è la terapia che umilmente ma coscienziosamente propongo – stante tutto ciò che ho detto prima, del quadro clinico e degli stati fisici e degli elementi chimici. ossia: questo il senso, questo il perimetro, queste le regole del gioco.

15. la più prevedibile delle domande allora è: chi vuole giocare con me?

 

 

AVVERTENZE

 

se siete arrivati qui in fondo: o avete nei miei confronti una benevolenza straordinaria (e da me immeritata), o siete dei divoratori di testi on-line a livello preoccupante (io mi farei guardare da qualcuno), o qualcuno vi paga per monitorare tutto ciò che viene pubblicato su un certo tipo di argomenti e/o da un certo tipo di persone, o siete quasi del tutto d’accordo con quasi tutto ciò che ho scritto e procedere con la lettura vi ha fatto stare bene.

siete della quarta ‘specie’? direi che è fatta! grazie davvero, sono molto felice e aspetto i vostri commenti qui sotto (cliccate su ‘leave a comment’ e cominciamo a ragionare insieme, pubblicamente, per arrivare a far qualcosa di concreto). vi pagano per monitorare eccetera? la crisi è brutta, uno per campare fa questo e altro. continuate pure a sbirciare, magari s’impara anche qualcosa. siete dei divoratori di testi? qui da mangiare ce n’è. e se volete pure dire qualcosa di vostro (che non sia esclusivamente un perder tempo insensato) vi leggo, vi leggiamo volentieri. infine, mi volete bene a prescindere da quel che scrivo? grazie, non sapete da ciò quanto io tragga nutrimento imprescindibile!

16. però, seriamente. mi sembra di essere stato abbastanza chiaro e trasparente sia sul contenuto politico della mia proposta sia sulle sue linee metodiche, il che dovrebbe selezionare ‘a monte’ i compagni, gli amici, i cittadini che possono davvero essere interessati a lavorarci insieme a me, e quelli che invece no. ricapitolando in pillole: il prodotto finale di tutto il percorso è un soggetto strutturato (un partito di persone o una coalizione di partiti e di contributi individuali) con regole interne, tanto di tesseramento e ovviamente un progressivo radicamento territoriale [le ‘sezioni’ – le chiamerei io ora], un soggetto che intende far politica sia negli spazi sociali che alle scadenze istituzionali con un programma sì da definirsi ma strettamente conseguente con il suo stesso ‘brand’ – pace, lavoro, democrazia -, un soggetto (partito o coalizione che sia) che in due parole mira a fondere i concetti di socialismo e di umanesimo, con l’intransigenza che simmetricamente mostra l’avversario (i poteri nazionali e transnazionali) nel combattere questa guerra di classe dall’alto verso il basso, e con la sincerità di comunicazione che sola può attrarre il grande pubblico nell’epoca della ‘grande semplificazione’.

quindi, per essere massimamente diretti. 17. se non volete costruire un partito, anche se vi piace ciò che ho scritto, è bene che non aderiate; 18. se non disdegnate la forma-partito, ma non siete radicali verso l’umanesimo socialista e intransigenti nelle alleanze possibili, è bene che non aderiate; 19. se siete già membri di un partito, anche radicale e intransigente, ma interpretate la fedeltà alla vostra organizzazione in modo da non cogliere lo spunto utile di questa mia proposta (utile anche al vostro partito), è bene che non aderiate e buon lavoro e buona lotta a voi (ci ritroviamo semmai più in là); 20. se invece vi piace tutto il mio contenuto e tutto il mio metodo, però non il titolo del blog, del progetto e del soggetto “pace lavoro democrazia”, e vorreste cambiarlo, mi dispiace ma è bene che non aderiate: questo titolo è l’unico valore aggiunto mio personale, tutto il resto si farà insieme – ci tengo.

21. se nonostante tutti questi distinguo dovessero presentarsi qui nella discussione virtuale, e peggio ancora negli incontri fisici che (spero!) seguiranno a breve tra gli interessati, persone che io so (perché ho buona memoria, e un caratteraccio) indisponibili a perseguire i miei stessi obiettivi, mi riservo il sacrosanto diritto di allontanarle senza perdere altro tempo. avvertiti.

22. chi resta? io dico: restano tante e tanti!

tante e tanti – perché noi diremo le cose che devono esser dette e faremo le cose che devono esser fatte, e le diremo e le faremo avendo costruito il megafono per essere ascoltati e la scena per esser visti. le cose che devono essere dette ed essere agite sono essenzialmente tre, quelle che ripeto dall’inizio di questa lunga pagina: democrazia, lavoro, pace. dovremo dirle e agirle con tenacia implacabile, perché questa è l’urgenza e perché nessuno – nel campo della sinistra radicale – ha la forza di far arrivare al grande pubblico qualcosa in più dell’urgenza. so benissimo che i temi che ci stanno a cuore sono tanti e tutti importanti, ma – compagni – se non vogliamo essere elitari e meramente testimoniali, o eco sbiadita di proposte già in campo di altri con più voce di noi, allora dobbiamo dire ai milioni di cittadini italiani che subiscono gli effetti della crisi cose che essi capiscono im-mediatamente, anziché mediatamente tramite un ragionamento politico (le alleanze) o politologico (la forma-partito) o politico-istituzionale (le grandi riforme) o civicopolitico (i nuovi diritti) o politico-giudiziario (la corruzione) o storico-politico (la palestina) o politico-finanziario (il ttip) o geopolitico (l’ucraina). e le cose che gli italiani a milioni capiscono immediatamente, perché le scontano in modo basico e diretto sulla propria pelle, sono (e a lungo saranno): il lavoro, cioè il reddito, la democrazia, cioè la libertà, e la pace, cioè la sicurezza.

23. quanto al lavoro –  noi non chiediamo l’occupazione e il reddito agli imprenditori e al mercato, cioè non chiediamo alle banche di aprire il credito all’impresa perché dia lavoro, cioè non chiediamo allo stato né all’unione europea di dare (altri) soldi alle banche private perché aprano credito all’impresa perché sul mercato dia lavoro e reddito, cioè non chiediamo a investitori e fondi di prestare soldi agli stati (comprandoseli, privatizzandoli) perché diano risorse al sistema bancario perché apra conti agli imprenditori perché diano occupazione e retribuzione secondo logiche di puro mercato. noi, compagni, non chiediamo tutto questo perché non è questo il nostro mestiere di compagni! misure così le chiede già qualcun altro, e sono annunciate progettate applicate, ma la crisi non accenna a finire. anzi aumentano il precariato e la recessione anzi aumenta la stretta sui consumi anzi aumenta il ricatto di banche e finanza anzi aumenta il potere della tecnocrazia a-democratica anzi aumenta la distruzione di ambiente e saperi anzi aumenta la minaccia alla pace. noi, compagni, è dallo stato italiano – in tutte le sue articolazioni – che vogliamo la piena occupazione e il reddito minimo garantito. im-mediatamente. dallo stato, cioè dalla collettività fattasi soggetto giuridico, politico, storico. cioè da noi, il popolo – per noi stessi, tutti. pianifichi, per conto della collettività. gestisca, per conto della collettività. produca, per conto della collettività. distribuisca, per conto della collettività. cioè: impieghi – lo stato, con tutto ciò che è pubblico e comune, dia lavoro non precario. quello su cui è fondata la repubblica secondo costituzione. e cioè: crei reddito, e reddito mai inferiore al livello costituzionalmente previsto per la libertà economica e la dignità del lavoratore e della sua famiglia. noi questo vogliamo. questa è la nostra proposta politica, adesso e finché c’è la crisi.

24. quanto alla democrazia – si tratta di difendere la costituzione, anzitutto, e poi di pretenderne la sua piena e concreta applicazione. per esempio, gli articoli 3, 4, 9, 10, 13, 20, 21, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 41, 42, 43, 46, 50, 53 e 54 – solo per restare ai principi fondamentali e ai diritti e doveri dei cittadini – sono disattesi in tutto o in parte, o mal applicati, dall’ordinamento sostanziale del nostro vivere comune. da sempre, dal 1948 a oggi. sono ventuno articoli su cinquantaquattro: una ‘bella’ performance del nostro sistema in quanto tale. e riguardano cose concretissime, come l’uguaglianza il lavoro il sapere l’ambiente la cultura la solidarietà la dignità la laicità l’educazione la salute la retribuzione i pari diritti l’assistenza la previdenza la proprietà e i beni comuni la co-gestione l’autogoverno l’equità fiscale la proscrizione di ogni casta. quindi difendiamo la costituzione e ancor più  pretendiamo che si faccia vita! perché la nostra costituzione – figlia della resistenza vittoriosa al nazifascismo, della liberazione che si celebra ritualmente ogni anno il 25 aprile, della sintesi più alta tra le istanze ideologiche del cattolicesimo sociale, del progressismo laico e liberale, del sindacalismo, del socialismo e del comunismo italiano, della spinta popolare per la costruzione di una nazione libera e giusta – è questa costituzione che intralcia i disegni conservatori, o peggio reazionari, del grande potere transnazionale, dell’affarismo disumano e miope, della finanziarizzazione violenta delle vite e dell’ambiente, della guerra di classe verso il basso, della crisi sistemica del neocapitalismo che paga la gente comune, del circo mediatico con le sue armi di distrazione di massa, dei sorrisi plastificati dell’élite che nasconde appena il pugno di ferro dei populismi e dei neofascismi in europa e in Italia. perché difendendo la nostra costituzione, lottando per la sua piena applicazione, elaborando tutte le conseguenze che ne derivano – noi facciamo politica, nel senso più alto ed efficace che questi tempi bui consentono e richiedono. e lo facciamo insieme – le tante anime della sinistra italiana, quella vera – costruendo una consuetudine comune, una reciproca fiducia e una speranza bella, che ci portino alla realizzazione di una democrazia finalmente piena e sostanziale. perché la liberazione non è solo il 25 aprile, liberazione – è sempre.

25. e quanto alla pace – che la società intera degli uomini, l’epistème, non sia il regno della giustizia lo si sa da tanto tempo. chi vuole interrogarsi su qualcosa di profondo e reale, da sempre, su questo s’interroga. e per chi non si accontenta del fatalismo, la risposta non può che arrivare presto o tardi a delineare una palingenesi radicale, un’idea di rivoluzione. ma l’idea non basta. sul finire del secolo XIX – quello che va dal 1789 al 1914 (lungo centoventicinque anni, in barba ai giri del sole) – le cose cambiano, e l’idea rivoluzionaria si diffonde come fiamma su paglia: il privilegio minoritario che l’ingiustizia consente, teme davvero. ed è la prima volta da sempre – un trauma. in occidente, milioni di lavoratori e di cittadini si auto-organizzano nei sindacati e nei partiti socialisti. c’è pensiero, c’è azione antagonista. a migliaia aderiscono ai movimenti anarchici o comunque anticapitalisti. l’impero russo diventerà di lì poco un’altra cosa: novembre 1917, grazie ai bolscevichi il primo esperimento (dopo il lampo della comune di parigi) di autogestione dello stato da parte del proletariato, che si riprende la terra e sceglie subito la pace. e su quell’esempio, mettendo in luce la contraddizione – diciamo pure il tradimento – di quanti tra i socialisti europei appoggiarono la follia nazionalista e imperialista della grande guerra, nascono e si diffondono ovunque i partiti comunisti veri e propri. le grandi nazioni sentono allora il fuoco della rivoluzione a un passo dai confini, e perfino sotto i piedi, con le occupazioni di fabbriche e terre e con la rivolta sociale che sembra poter riuscire. e il capitalismo, che si è già disteso su tutto il pianeta – divorandolo, e non può certo nutrirsi attaccando la luna -, vive realmente un’ora buia come mai prima: la massa indistinta, la cui soggezione millenaria ha consentito l’edificazione del palazzo sui cui terrazzi una minoranza vive nel sole, dice adesso con voce di gigante: “questo non è giusto, questo non sarà più!” ma arriva la guerra delle potenze, a spezzare quella voce. due volte in trent’anni. la prima cento anni fa esatti, con la scusa di famose pistolettate a sarajevo. il XX secolo dalla grande guerra in avanti – non importa ciò che vi raccontano – non è che la reazione alla fiamma etica e politica della rivoluzione per la giustizia tra gli umani: fascismo, nazismo, guerra fredda, conformismo, riflusso, consumismo, società dello spettacolo, terrorismo, atomizzazione sociale, finanziarizzazione&debito… e questo secolo non è finito ancora. l’ingiustizia socioeconomica è estrema, la depressione individuale e di gruppo è acuta, in europa la sfiducia nelle mediazioni politiche e istituzionali dei conflitti in un quadro almeno formalmente democratico, è massima. la presenza di clan e di personaggi pronti all’avventurismo autoritario è accertata. la pervasività dei mezzi di comunicazione di massa, idonei a far applaudire i milioni e le decine di milioni di afflitti e depredati perfino del senso di sé e di classe – è un dato di assoluta realtà. farli applaudire, beninteso, anche alla loro stessa rovina. socialisti conseguenti, comunisti, anarchici di sinistra – ossia pacifisti integrali dinanzi a qualunque tentazione di risolvere la crisi con le armi tra potenze, e al contempo resistenti integrali dinanzi a qualunque tentazione di risolverla con la dittatura dei governi sui popoli o con l’alienazione delle coscienze – ebbene ci sono anche quelli, per fortuna, ma non organizzati come occorrerebbe. i problemi del secolo che nel 2014 ‘compie’ cent’anni, stanno ancora tutti qui. perché sono le contraddizioni intrinseche del capitalismo a starci ancora sulla testa e in mezzo ai piedi. moltiplicate per l’interconnessione globale, per di più. e noi – donne e uomini di buona volontà e retto pensiero – dobbiamo essere sempre più vigili e attivi affinché nessuno possa realizzare la follia di un anniversario storico, con un’altra miccia esplosiva – qualsiasi – contro la vita e contro la libertà. il capitalismo non aspetta altro, non prepara altro – che questo. ecco cosa diremo, sulla pace – cosa agiremo.

così, con quest’ultima tirata, mi sono portato un po’ avanti anche nel merito del dibattico politico vero e proprio. sempre pronto però a discuterne profondamente con chi vuole giocare a questo gioco.

26. obiezione – come se la sentissi ‘in diretta’. sembra forse troppo ‘a freddo’ tutto questo? sembra che un progetto politico non possa in alcun caso nascere così ‘a tavolino’? senza che prima ne esistano qua e là delle ‘cellule’ territoriali o vertenziali? rispondo che qui di freddo non c’è proprio niente, che nessuno qui sta seduto comodo a qualche tavolino, che non ci posso far nulla se l’idea di “pace lavoro democrazia” non è spuntata – quasi per miracolo – in simultanea entro più contrade del bel paese! viceversa, e seriamente, ritengo che il processo politico che conduce alla costituzione di un soggetto strutturato, radicale e popolare  insieme, della sinistra italiana – la sinistra che serve – sia già nato: nella realtà dei conflitti, nelle mosse delle organizzazioni, nel comune sentire di una vasta classe di cittadini, soprattutto nelle urgenze dettate dalla situazione socioeconomica e dalle pessime risposte che danno ad essa il governo, il parlamento, il colle e in generale i settori dominanti e privilegiati. tutto ciò è già in marcia, molto al di sopra della mia piccola voce isolata.

27. quello che offro qui è solo un piano operativo razionale perché il processo arrivi a maturazione e faccia sentire i suoi effetti nella lotta, prima di disastri ulteriori. 28. e formulare tale proposta via web – per quanto mi riguarda – vale tanto quanto farla cadere dallo speaker’s corner in una piazza accaldata, e vale anche di più che farla uscire da chissà che segrete stanze travestita da ‘iniziativa dal basso’. per dire (quanto sono antipatico).

29. (ri-apro parentesi. questa retorica dell’iniziativa dal basso, quando è stata, è o sarà soltanto retorica – e si tratta della maggior parte dei casi, purtroppo: testato personalmente -, è davvero deleteria. intendo questo: nel momento in cui – ciò che va di moda da un po’ – un movimento nazionale ‘alternativo’ si vuole, si accetta, si tollera che nasca se e solo se consiste nella costellazione di micro-unità locali preesistenti, gemmate sul territorio in risposta a spunti contingenti di più varia natura, politici sociali economici culturali, ma non necessariamente composte da cittadini che condividono un solido impianto ideologico, una stessa visione globale della società da costruirsi in vece della presente, ebbene questo ‘movimento’ anche nella fortunata ipotesi in cui riesca a darsi un primo concreto appuntamento nazionale si tradurrà inevitabilmente nell’esposizione analitica e meramente sommatoria di tutti quegli spunti, senza che nessuno sia capace, semmai qualcuno se ne ponga il problema, di comporli in una sintesi potente ed efficacemente antagonista al sistema di poteri reali. per di più, quell’esposizione sarà offerta al movimento ‘in plenaria’ da una ‘passerella’ di attivisti locali i quali non che rappresentare una visione politica condivisa da un territorio, e la strategia e la tattica conseguenti, rappresenteranno il fatto banale che dei gruppi di cittadini abitano nello stesso posto e si lamentano delle stesse cose. l’iniziativa dal basso, se è tutto qui – e lo è stato, è e sarà nella maggior parte di casi simili, purtroppo -, non costruisce né il socialismo né l’umanesimo ma consolida il campanilismo soltanto. non fa per me, per noi, per “pace lavoro democrazia”: noi battiamo un’altra strada.)

 

30. concludo. mi avete letto fin qui, intanto perché avete aperto questo blog. grazie. ma come penso di farlo ‘girare’ più possibile, per incontrare altri cittadini eventualmente interessati? sono pure uscito da facebook (e sì che avevo ormai quasi 5.000 contatti…), non dispongo di mailing list ‘sociali’ né di newsletter ‘professionali’. e allora? allora niente. ci sono io che ho scritto, e che ho linkato la pagina a duecento tra compagni e amici via mail, ci siete voi che avete letto, ci siamo noi che spero cominciamo a ragionare insieme a partire dai vostri commenti qui sotto, c’è il blog in cui potete invitare – linkandolo voi pure in mail, facebook, twitter, whatsapp – chi pensate possa essere in sintonia… e poi c’è un appuntamento reale per ottobre, ricordate? l’evento fondativo.

se questa mia proposta raccoglierà strada facendo abbastanza attenzione, ci coordineremo per dar vita almeno a quella prima tappa della road map. troveremo il modo e i mezzi. e poi vediamo.

saremo tante e tanti, saremo forti.

io ci credo.

 

GRAZIE!

 

paolo