perché, chi

 

la malattia della repubblica italiana è talmente grave, ed è da così tanto che è malata, che si è ammalata anche la sinistra – invece di esserne la cura.

ciò che si tenta qui è la somministrazione della medicina all’una, e di conseguenza all’altra.

 

a chi mi rivolgo?

in generale, mi rivolgo a tutta quella gente di sinistra che mossa solo da buona volontà e retto pensiero – e quindi per definizione lontana anni-luce dai tatticismi di chi dice di combattere renzi e il renzismo, ma ben dentro il suo partito (civati, diciamo), di combattere questo governo e le sue politiche, ma ben pronto a intavolarci un dialogo alla bisogna (vendola, diciamo), di combattere il palazzo e la casta, ma ben lieto di esser diventato casta e palazzo a sua volta (grillo, diciamo) – ebbene, a tutta quella gente che non ha smesso di credere che un altro paese è possibile, che da questa crisi infame si può uscire ‘da sinistra’, che la via d’uscita è politica e ‘secondo costituzione’ e non rinunciataria o ribellista. per esemplificare ancora: mi rivolgo a quelli che si avvicinerebbero al progetto ‘l’altra europa’ (già lista tsipras) – o non se sarebbero allontanati – se esso non si precludesse di diventare un soggetto politico vero e proprio, e non solo un ex-brand elettorale o l’ennesimo ‘pensatoio’ della sinistra; ai compagni dei (piccoli) partiti della sinistra-sinistra – rifondazione comunista in testa – che non temono di uscire da qualche ‘ortodossia’ se provano a costruire qualcosa a sinistra anche oltre ciò che hanno immaginato le rispettive dirigenze politiche; ai cittadini attivi, e parecchio, nelle tante realtà del conflitto, della rivendicazione, delle vertenze, della resistenza – ma che si sono resi conto che senza uno strumento efficace per la connessione di tutte queste lotte, esse sviluppano meno della metà della loro forza.

alle cittadine e ai cittadini, alle lavoratrici e ai lavoratori, alle compagne e ai compagni, alle sorelle e ai fratelli nati in questo paese o in qualsiasi altra parte del mondo, a noi che abbiamo tutte e tutti limpido il valore della vita, del retaggio del tempo trascorso, della responsabilità verso quello a venire – dico: che tutto ciò non sia solo ricordo e museo, ma coscienza e rivoluzione; la crisi ci ferirà ancora, il potere proverà ancora a dividerci, la stanchezza si farà sentire, la paura e la rabbia ci mal consiglieranno, ma noi abbiamo la chiarezza e la forza di tre parole che la storia di classe e la storia dell’umanità intera ci consegnano in modo esemplare.

teniamole sempre con noi, misuriamo con esse le idee che ci circoleranno intorno e quelle che in noi sorgeranno. con esse forgiamo le nostre azioni.

le parole sono: democrazia, lavoro, pace. inderogabili, non voltiamo loro le spalle – la nostra teoria e le nostre prassi siano salde su questi tre pilastri.

 

e io chi sono?

solo uno che scrive quello che pensa, quello che vede, quello in cui crede.

ma pure – chi mi conosce lo sa – uno che se se ne danno le condizioni anche minime, dopo aver visto e pensato e scritto, fa.

 

paolo andreozzi

“alla ragione senza spazio
alla bellezza senza tempo
alla giustizia senza nazione
alla dolcezza senza prezzo
alla passione senza rimpianto
alla speranza senza ragione
alla lotta alla gioia al sapere
alla pace all’amore”

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